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Le scuole romane sono all’avanguardia nel bio. Lo “State of the World 2010” (rapporto annuale del WorldWatch Institute, il miglior istituto di ricerca sulla sostenibilità a livello internazionale) contiene una serie di buoni esempi per compiere la necessaria transizione “dal consumismo alla sostenibilità”. Per l’Italia vengono citati, fra gli esempi da seguire, i Piedibus, sistema organizzato in cui un gruppo di
genitori volontari accompagna i bambini a scuola a piedi, e le mense delle scuole romane, che sempre più prediligono menù biologici e a basso chilometraggio. Roma è infatti all’avanguardia nella rivoluzione dell’alimentazione scolastica. Oggi, il 67,5% del cibo servito nelle scuole della città è biologico, il 44% proviene da catene alimentari destinate a uso esclusivamente biologico, il 26% è di provenienza locale, il 14% è certificato come equosolidale e il 2% proviene da cooperative sociali che impiegano ex detenuti o che lavorano terra confiscata alla mafia.
L’educazione alimentare dei piccoli sta finalmente diventando una corrente ampia e condivisa. Negli Stati Uniti, garantirsi derrate alimentari da produttori locali è ciò che contraddistingue il movimento Farm-to-School (dalla fattoria alla scuola), che ha contribuito a ricollegare le scuole ai produttori alimentari locali. Sempre secondo il Worldwatch Institutue, fin ora, in 38 stati, oltre 1.000 scuole comprano prodotti freschi da fattorie locali.
Uno dei principali sostenitori di questo movimento è lo chef inglese Jamie Oliver, che dopo aver fatto pressione, anche attraverso uno show televisivo, per riformare l’organizzazione delle mense scolastiche inglesi (e ha ottenuto concreti risulti), ora sbarca in Usa con uno show televisivo (Food revolution) con la misisone di educare i piccoli americani ad una alimentazione corretta….partendo da una situazione disastrosa: i bimbi della scuola un ci è andato non sanno distinguere una patata da un pomodoro. Guardate il video!
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