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Gli italiani sono primi in Europa per il consumo di acqua minerale in bottiglia, e terzi al mondo, ma forse qualcosa sta cambiando. Secondo una recente indagine (rapporto Cra Nielsen) il 74% degli intervistati ha dichiarato di aver bevuto negli ultimi 12 mesi solo acqua di rubinetto filtrata o non trattata. Inoltre, il 20% di chi dichiara di berla motiva la scelta adducendola ai maggiori controlli effettuati rispetto alla minerale in bottiglia.
L’utilizzo di acqua in bottiglia genera ogni anno in Italia un impatto enorme: 910mila tonnellate di anidride carbonica e gas serra per la produzione di circa 350mila tonnellate di PET, oltre ad un altro quantitativo di CO2 non quantificabile per il trasporto su strada (solo il 18% delle bottiglie di acqua minerale viaggia su rotaia e ogni anno 480mila tir si spostano lungo il Paese per trasportare casse di acqua minerale). Bere l’acqua dal rubinetto significa risparmiare fino a 250 volte in emissioni di CO2 e gas serra: ogni 100 litri di acqua dal rubinetto costa all’ambiente 0,04 Kg di CO2. La convenienza è anche nel prezzo, come ha affermato Pietro Laureano, esperto Unesco nella lotta alla desertificazione “L’acqua minerale viene commercializzata ad un prezzo più di 1.000 volte del costo di quella di rubinetto. Quello che fornisce il rubinetto è quello che ci è necessario: solo acqua bevibile, bene comune a tutti gli organismi”. Secondo la campagna “Acqua del rubinetto” una confezione di acqua in bottiglia costa mediamente 2,40 euro, la stessa quantità di acqua del rubinetto neanche un centesimo. Una famiglia risparmierebbe mediamente 250 euro ogni anno!
La qualità dell’acqua in Italia è garantita nei parametri di legge fino al contatore: per accertarsi che questi ultimi siano rispettati fino al punto d’uso, come nelle case, ci si può rivolgere ad aziende specializzate reperibili sul sito aquaitalia.it.
fonti: ANSA, Ecologiae.com, HelpComsumatori; nella foto: la campagna “Water on tap” del London Evening Standard
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