L’industria alimentare sa bene che noi genitori vorremmo sempre dare il meglio ai nostri bambini e che molti di noi non hanno il tempo o la preparazione necessaria per comprendere a fondo le etichette dei prodotti destinati all’infanzia.
Approfittando della nostra ingenuità, accade spesso di vedere spot e confezioni di prodotti scadenti promettere “naturalità” e benefici per la salute (il termine tecnico è “health claims”).
Detto ciò, secondo me non c’è da preoccuparsi troppo perché se è vero che le informazioni chiave si nascondono tra caratteri piccoli, indicazioni vaghe e strane sigle, è vero anche che proprio con quelle promesse strillate a volte i produttori si fanno lo sgambetto da soli: alcune parole, anziché attrarre, insospettiscono subito. Qualche esempio?
Naturale
La parola, in sé, non significa nulla. Gioca solo su un vecchio pregiudizio: che tutto ciò che viene dalla natura è buono e tutto ciò che viene dall’industria è cattivo. Se ci pensate, questa è una sciocchezza perché in natura ci sono anche sostanze dannose, mentre molte industrie lavorano benissimo e garantiscono eccellenti livelli di qualità e di sicurezza alimentare.
Bio senza marchio
Gli alimenti biologici, per essere commercializzati come tali, devono essere certificati e riportare il logo del biologico dell’Unione Europea. Il marchio che deve apparire sulle confezioni è questo:
Senza…
Parola “pericolosa” se non si controlla bene con cosa è stato sostituito l’ingrediente eliminato. Un esempio molto attuale è quello dei prodotti senza glutine, alcuni dei quali, dal punto di vista qualitativo, sono più scadenti degli equivalenti con glutine. Vediamo qualche esempio qui di seguito.
Senza zucchero
La maggior parte degli alimenti “senza zucchero” purtroppo di zuccheri ne contengono molti: nelle etichette li troverete con nomi diversi, per esempio “edulcorante”, “lattosio”, “fruttosio” e così via. Se non volete zuccheri, evitate i dolci.
Con fruttosio
Il fruttosio è un buon alimento se mangiato nella sua forma originale, cioè nella frutta e quindi unito alla fibra. Altrimenti è meglio lo zucchero normale.
Senza grassi/light/diet
Se vogliamo rinunciare ai grassi, dobbiamo per prima cosa rinunciare alle sensazioni tattili che con i grassi si ottengono: la cremosità e, spesso, la friabilità e la croccantezza. Un alimento cremoso ma privo di grassi è spesso pieno di addensanti.
Senza grassi idrogenati
Come sempre, concentriamoci su quello che c’è, non su quello che non c’è: in genere, olio di palma o di colza.
Pesce
La parola significa poco, specie perché in Italia abbiamo la cattiva abitudine di chiamare così anche ciò che pesce non è (molluschi, crostacei). Meglio verificare gli ingredienti e la loro origine… e se siete fan dei bastoncini, ricordate che almeno il 40% di quello che mettete nel piatto non è pesce.
Vitamine, Sali minerali, Omega 3 eccetera
Un’alimentazione equilibrata non necessita di aggiunte.
In conclusione, sebbene a casa mia ci sia la regola di non buttare via gli alimenti (abbiamo imparato a produrre pochissimi avanzi), il cibo-porcheria che occasionalmente ci viene regalato passa dritto dalla porta al cestino dei rifiuti: è spazzatura e come tale la trattiamo. Senza rimpianti.
Marina - La mia vita semplice
E’ vero, sotto certe definizioni a volte non c’è quello che ci aspettiamo. Da anni sono abituata a leggere le etichette degli alimenti che compro, e mi basta leggere le parole aroma, coloranti e conservanti, carragenina, olio di palma o di colza, dolcificanti artificiali e così via per lasciare la confezione sullo scaffale e depennarla dalla mia lista . E’ una lista molto lunga ed evitarli tutti è molto difficile, ma credo che la nostra salute (e quella dei bambini) meriti un minimo di attenzione. Il consumatore distratto fa la felicità delle industrie produttrici, no?
Federica
Giustissimo, Marina. E vale la pena ricordare che “aromi” significa “aromi artificiali”: si deduce che gli ingredienti usati non sapevano di nulla o, peggio ancora, che non avevano un buon sapore. Ergo, necessitavano di un artificio.