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Se vogliamo che i bambini mangino in modo sano, questa parola non va mai pronunciata perché loro non la capiscono. Sembra strano, ma per loro “sano” è solo il contrario di “malato”, è la differenza che passa tra lo stare sdraiati senza forze e l’avere voglia di correre e giocare.
I bambini, per usare una definizione cara agli economisti, hanno una visione di “breve periodo” e riescono a fare proprie solo le esperienze nelle quali l’effetto è subito conseguente alla causa. Immaginiamo per un attimo di entrare nei loro pensieri in queste due situazioni:
- non ho fatto i compiti (causa) e la maestra mi ha sgridato (effetto); quindi mi conviene fare i compiti
- sono caduto dalla bici (causa) e mi sono fatto male (effetto); quindi devo stare attento alle buche e curvare più piano, così non cado più.
Col cibo, però, succede qualcosa di molto diverso:
- i grandi dicono che le patatine fanno male. Io ne ho mangiato un sacchetto (causa) e sto benissimo (effetto)
- i grandi dicono che X – nutella, merendina, bibita… scegliete voi – è una schifezza. Io l’ho assaggiata (causa) ed era buonissima (effetto).
Conclusione: o i grandi si sbagliano oppure io sono magico.
Se i bambini faticano a collegare un’influenza con quel compagno di banco che la settimana precedente aveva la febbre in classe (relazione causa-effetto, diciamo, di “medio periodo”), come possiamo pensare che capiscano che le cattive abitudini alimentari avranno un effetto sulla loro salute di uomini e donne adulte?
Quello che i bambini percepiscono, quando noi adulti parliamo di cibo sano, è solo un giudizio moralistico. Ascoltando i loro ragionamenti innocenti, ho scoperto che traggono a volte delle conclusioni drammatiche. Eccone alcune:
- quelli che non mangiano i cibi sani sono diversi da me/cattivi/“sfigati” (termine che va per la maggiore alla primaria)
- quelli che non mangiano i cibi sani diventano grassi (talvolta sinonimo di “sfigato”)
- i genitori/nonni dei miei compagni mi offrono cibi non sani quindi sono cattivi/sbagliati
- io sono cattivo perché mi piacciono i cibi non sani
- mangio quello che voglio (tanto non mi fa male) e alla mamma non lo dico
- il mondo è pieno di cibi non sani, il mondo è pieno di veleni, il mondo è minaccioso.
In conclusione, i nostri bambini non hanno idea di cosa significhi prendersi cura della propria salute e del proprio benessere psicofisico. E’ a noi adulti – genitori, insegnanti, nonni… – che spetta il difficile compito di insegnarlo diventando modelli credibili e proponendo esperienze piacevoli: la vita all’aria aperta, il movimento, i sapori semplici, la gioia di cucinare, il contatto con la natura.
Quindi che cosa possiamo dire al posto di “cibo sano”? Io preferisco “cibo vero” o “cibo buono e semplice”. Senza prediche.
[foto credit]
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Ciao Raffaella, innanzi tutto complimenti per il tuo interessantissimo blog, farò tesoro di molti dei tuoi suggerimenti!
Ho un piccolo problema perché sono iscritta alla newsletter, ho controllato più volte e il mio indirizzo risulta memorizzato, ma non ho mai ricevuto nessuna mail e quindi non ho la possibilità di accedere alla biblioteca, mi potresti aiutare? Grazie mille, un caro saluto, Sara
Ciao Sara,
ti ho appena risposto con una mail privata.
Grazie e ciao!
Raffaella