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“Li sto viziando?” si chiedono spesso le mamme più attente, che si prendono cura dell’alimentazione dei bambini cercando di garantire loro qualità e varietà, a costo anche di andare controcorrente. “Non è che poi non sapranno adattarsi ai viaggi e alle abitudini degli altri?”.
I genitori di oggi, si sa, fanno tantissimo per i loro bambini e nonostante questo hanno sempre paura di sbagliare.
Premesso, com’è ovvio, che i figli devono anche avere la possibilità di imparare ad arrangiarsi e ad accontentarsi, credo però che a tavola, dal punto di vista educativo, a “fare male” non sia tanto l’eccesso di premure, quanto la nostra frequente preoccupazione, la nostra fragilità e l’eccesso di ansia.
Il cibo che offriamo ogni giorno porta già con sé, inevitabilmente, un fardello di idee e di valori. Bio o non bio, carne o non carne, di stagione o non di stagione, confezionato o fatto in casa, km 0 o etnico, nutriente o leggero: ogni piatto è frutto di scelte complesse alle quali si aggiungono le preoccupazioni di carattere personale (perché non mangia? Perché vuole sempre le stesse cose?).
Probabilmente i bambini non colgono le complessità dei nostri pensieri, ma percepiscono che nel piatto non c’è solo il sapore e credo anche che siano turbati dalla nostra tensione: loro vorrebbero solo sedersi a tavola, mangiare “cose buone” e vedere tutti contenti.
Al clima sereno dobbiamo stare attenti, cercando di porci sempre obiettivi ragionevoli.
Finché i bambini sono piccoli:
- la qualità serve, oltre che alla salute, ad abituare il palato a quello che è buono davvero (anche dal punto di vista etico) in modo che il gusto si formi su quei sapori e quelle consistenze.
- se un alimento viene rifiutato, non è utile alzarsi da tavola e correre a preparare un pasto alternativo. Dopo avere fatto questo errore tante volte, ho imparato a concordare il menu, senza mai chiedere “che cosa vuoi mangiare?” ma dando due opzioni, per esempio: “posso preparare il purè o la crema di piselli: che cosa preferisci?”. Libertà di scelta entro confini ristretti: per me è stata una chiave vincente.
- evitiamo discorsi moralistici e viviamo il cibo come esperienza sensoriale
Crescendo, a partire dagli anni della scuola primaria:
- è tempo di scoprire con coraggio le novità: quando i bambini vanno a mangiare a casa dei loro amici, evitiamo di telefonare a casa di chi li invita per dire: “fagli una pasta in bianco”.
- fuori casa i bambini si comportano in modo diverso, quindi è meglio fare un passo indietro e ricordare che l’occasionale junk food assaggiato durante una festa non li ucciderà.
- non portiamo sempre il cibo da casa quando usciamo, altrimenti rischiamo di trasmettere un’immagine minacciosa del cibo altrui. Apriamoci invece con fiducia al mondo esterno. Avete mai improvvisato una sosta dall’ortolano per comprare due mele da lavare alla fontanella e mangiare a morsi, o dal panettiere per una frolla e piccolo cartone di latte?
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ElenaElle
Aggiungo: genitori che vi servite della mensa scolastica, abbiate fiducia nel cibo che viene servito e non pretendete che ci siano sempre le solite 4 o 5 pietanze che tutti mangiano!
L’educazione alimentare è altrettanto importante di quella scolastica!
Raffaella-mamma (quasi) green
Cara Elena, è vero…però qui si aprirebbe un grande capitolo sulla qualità delle mense! Ne parleremo presto qui sul sito! ciao!