“Si può sgridare un bambino e dirgli come comportarsi, o gli si può mostrare un comportamento attraverso una storia”: sono queste la parole che mi hanno colpito di più in un’intervista a R. J. Palacio, autrice del best seller Wonder e del sequel Il libro di Julian.
La mia bimba ha appena concluso il primo anno di scuola primaria, e per noi è stata una grande rivoluzione: non dal punto di vista didattico, ma da quello sociale. Il passaggio dalla scuola dell’infanzia alla primaria è stato fortissimo.
Siamo usciti da un mondo quasi idilliaco, per tuffarci in un piccolo mondo realissimo, in cui ci sono i timidi, gli aggressivi, i problematici, i sognatori, i tranquilli, i perditempo, gli impegnati, i logorroici, i seriosi, i bulli.
La paura
I primi mesi sono stati intensi e un po’ problematici per tutti: un cambiamento di maestra, i primi atti di piccolo bullismo, il rapporto scuola-famiglia. La paura.
La paura che tua figlia possa prendere delle botte da qualche altro bambino (o bambina), la paura che non sappia “difendersi”, la paura che non ne parli a casa.
I momenti peggiori sono all’uscita della scuola. Le voci “di cortile” tra mamme e nonne sono il male dei nostri tempi! Senti parlare di episodi che ignori totalmente e ti chiedi perché tua figlia non te ne abbia parlato.
Perché alcuni bambini a casa raccontano tutto e la mia no? Perché mia figlia mi racconta tutto della didattica e della sua passione per lo studio, ma non mi racconta le monellate (più o meno gravi) combinate da qualcuno? Starà forse subendo anche lei qualche angheria? Come posso farla confidare con me? Perché davanti ad una domanda diretta risponde “non so”? Ha paura di parlarmi? Ha paura di qualcuno?
Insomma: io avevo paura che lei avesse paura.
Il potere dei racconti
Poi un giorno ho cominciato a raccontare io: le ho raccontato della mia scuola elementare, dei miei compagni, di quello che minacciava gli altri (“non dirlo alla maestra altrimenti..”), di quella che faceva la super a tutti i costi, di quello che rompeva le matite agli altri, del maschio che dava le botte alle femmine, della bambina che urlava per essere la capa di turno. Le ho raccontato le mie piccole grandi paure del mondo della scuola.
Ammetto di aver anche un po’ esagerato. Ammetto anche di aver un po’ declinato i miei racconti in base a quello che immaginavo stesse accadendo a scuola. Ammetto anche di aver coinvolto la nonna per ricordare un bullo della mia scuola che ci costringeva a non dire niente a casa. Quel bullo nella mia vita non è esistito, ma è servito. Tanto.
Ogni racconto è servito a farla identificare, a farle fare domande, a farle raccontare qualche pezzo della sua giornata, senza paura.
A me è servito a farmi capire – attraverso le sue domande – quali fossero i suoi timori e come aveva imparato a gestire (o no) le situazioni sociali più complesse, che fino all’anno scorso le erano ignote.
Mi è servito anche a capire che non è stata vittima di niente (anche se qualche spintone, purtroppo, lo ha preso), che sa difendersi, ma soprattutto che sta lontana dai guai.
Col tempo siamo anche uscite dalla logica del racconto e ha imparato a superare qualche paura ed aprirsi, sapendo che non sarebbe stata giudicata e che non lo sarebbero stati neanche i suoi amici. Al massimo avrei giudicato le azioni, non le persone.
Attraverso il racconto lei ha affrontato alcune paure, io mi sono tolta altre paure.
Il libro di Julian: un racconto che cambia tutto
Il libro di Julian è il sequel del best seller mondiale Wonder, di R. J. Palacio. Se nel primo – bellissimo – capitolo si trattava una storia unilaterale di bullismo subìto, in questo nuovo capitolo l’autrice apre al punto di vista del bullo (Julian) andando ad esplorare nelle sue motivazioni. Perché Julian è aggressivo? Perché si è comportato malissimo con la sua vittima Auggie?
Lo capirà per primo Julian stesso, attraverso un racconto d’infanzia di sua nonna, che gli darà la possibilità di guardarsi da fuori, da lontano, per mettere a fuoco le sue paure e prendere le distanze dalle sue terribili azioni, ammettendo le sue colpe.
Nel caso di Julian il racconto arriva da fuori (dalla nonna) perché, come dice l’autrice: “i bambini hanno bisogno di una guida. E alcune volte i genitori non riescono a offrirla”.
Questo è solo uno degli innumerevoli spunti di riflessione forniti da questo libro, dove c’è molto molto di più.
Vi suggerisco di leggerlo e di proporlo ai ragazzi oltre i 10 anni (qui per scaricare un estratto)
Per saperne di più sul mondo di Wonder e sulla storia di Julian vi invito a visitare il sito italiano di Wonder, collegato ad uno straordinario invito: scegliere di essere gentili (#ioscelgolagentilezza).
Mammafelice
Grazie, ottimi consigli, soprattutto per placare le paure… da mamma 😉
Raffaella-mamma (quasi) green
Però non so se quando sarà adolescente avrò il coraggio di raccontarle gli episodi critici della mia adolescenza!!
Daniela-Scuolainsoffitta
Le paure dei bambini sono un argomento proprio da non sottovalutare.