Ascoltare i propri figli: cosa significa esattamente?
Quando diventiamo genitori dobbiamo imparare tante cose, tra cui l’arte di ascoltare i bambini.
I nostri bambini cominciano a comunicare con noi appena nati (e anche prima), quando al primo sguardo memorizzano gli occhi della mamma.
Quando sono neonati e piangono non abbiamo idea di quello che ci stanno dicendo, ma stanno comunicando con noi.
Quando hanno due o tre anni diventa molto difficile (e frustrante) capire i bambini perché spesso i loro comportamenti ci confondono e ci disorientano, ma stanno comunicando con noi.
Quando poi crescono la comunicazione diventa ancora più complessa e la prima tentazione dei genitori può essere quella di minimizzare o sottovalutare, talvolta anche di arrabbiarsi, anche se quello che loro stanno cercando è una guida comprensiva, solida e gentile.
Quando nostra figlia ci dice che a scuola un’amica si è comportata male con lei, la nostra prima reazione spesso è quella di rassicurarla dicendo “Non ti preoccupare vedrai che andrà meglio” oppure “Ecco come dovresti fare…” ma se invece provassimo a dire: “certo che questa cosa ti ha dato proprio fastidio”, forse riusciremmo a concederle più spazio per parlare, per spiegarsi meglio. Per sentirsi ascoltata.
Dobbiamo imparare a capire che ogni loro comportamento è comunicazione: non comunicano solo con le parole, dobbiamo capire che dietro ogni comunicazione e comportamento il bambino esprime un bisogno e noi dobbiamo riuscire a rispondere a quel bisogno con affetto e compressione. Solo così possiamo provare a prevenire molti problemi, incomprensioni e frustrazioni.
Fare uno sforzo in più
La capacità di ascoltare e di comunicare non è affatto scontata: alcuni genitori probabilmente l’hanno ereditata dai loro stessi genitori ma molti no. E non è sempre facile: dobbiamo impegnarci e fare pratica.
Dobbiamo fare uno sforzo e cercare di imparare ad ascoltare i nostri bambini. Anche i dettagli e le sfumature. Ascoltare davvero: con il cuore e con la mente aperta. Senza giudicarli.
Ascoltarli non vuoi dire viziarli, ascoltarli non vuol dire farsi manipolare.
Ascoltarli vuol dire ascoltarli anche di notte quando sono piccoli, quando vorremmo dormire. Ascoltarli vuol dire prenderli in braccio quando piangono: loro stanno comunicando con noi, non possiamo ignorarli (anche se alcuni esperti lo vorrebbero).
Più facciamo pratica ad ascoltare i nostri bambini più miglioriamo come genitori. Dobbiamo impegnarci a sviluppare una relazione di fiducia con i nostri bambini dalla prima infanzia e per tutta la vita.
Se sanno che li ascoltiamo durante l’infanzia sapranno che li ascolteremo sempre. Se vogliamo che i nostri figli ci diano ascolto da adolescenti, dobbiamo cominciare noi ad ascoltarli quando sono bambini.
Da grandi saranno fiduciosi e sereni, certi del fatto che saremo sempre interessati e disponibili ad ascoltare anche le loro idee.
In effetti cosa c’è di più bello che ascoltare i propri bambini e dimostrare loro che sono importanti, che siamo interessati a quello che pensano e provano, oggi e sempre?
Barbara
Questo post mi ha commossa… Fare i genitori é davvero difficile e mi trovo spesso in difficoltà. Ma hai ragione, a volte basterebbe solo fare un passo indietro e osservare le magnifiche creature che abbiamo davanti e lasciare che siano loro a guidarci. Per farlo, ascoltarli, ascoltarli veramente, diventa essenziale. Grazie per questo bel post!
Raffaella-mamma (quasi) green
Sì è molto impegnativo, ma essere genitori è un privilegio e non ci resta che dare il meglio! Ciao!
Elena F
Bellissimo questo post ma difficile da applicare in certi casi. Io, da mamma lavoratrice, impegnata come meglio posso nell’ascolto della nostra piccola, mi rendo conto che quanto più noi genitori siamo stanchi, stressati, pressati da 1000 preoccupazioni, meno siamo disposti a metterci in ascolto. C’è poco da fare e da discutere: un bambino sereno, accolto, ascoltato nella sua interezza è sempre un bimbo con alle spalle un genitore che ha tempo e voglia di fermarsi e dedicargli tempo. … ma ripeto, a volte, è proprio la carenza di tempo che porta anche noi genitori ad essere superficiali, ad avere una qualità di vita poco salutare per noi e per i nostri cuccioli. Parlo per me, ma io lavoro 8 ore al giorno fuori casa (che diventano 9 considerando gli spostamenti), lo faccio per necessità economiche, quando rientro vorrei potermi fermare e dedicarmi solo alla mia bambina ma c’è una cena da mettere in tavola, una lavatrice da stendere, la spesa da fare e un insieme di altre incombenze che non sempre possono essere rimandate o delegate ad altri. Che fare quindi? L’unica soluzione è rimboccarsi le maniche e cercare dare un colpo al cerchio ed un colpo alla botte cercando di non crollare nel frattempo!
Federica
Cara Elena,
siamo veramente tutte sulla stessa barca! Mi riconosco perfettamente nella situazione che descrivi!
Ho due bimbe e in questi mesi da quando e’ ricominciata la scuola mi sto impegnando a vivere anche i momenti piu’ frenetici (preparazione per andare a scuola…quando arrivi in last minute al cancello) con piu’ serenita’, perche’ non voglio trasmettere loro quell’ansia di dover sempre correre.
E la sera si cerca di guardare poca televisione e chiaccherare di piu’ con loro, raccontarci cosa e’ successo durante la giornata, per poter condividere quelle ore che abbiamo passato divisi.
In bocca al lupo a tutte le mamme!