Ogni giorno noi genitori facciamo scelte alimentari importanti per tutta la famiglia. Abbiamo una grande responsabilità ma anche un grande potere.
Il potere di scegliere se delegare l’educazione alimentare (e la salute) dei nostri figli ad un piccolo gruppo di multinazionali che ci inseguono ovunque con proposte di tutti i tipi, oppure se avere un po’ di fiducia nella natura e nelle nostre capacità e scegliere per i nostri bambini un’alimentazione sana e “normale”.
Il problema è che la scelta di mangiare sano è considerata “alternativa, impegnativa, stressante”. Invece spendere centinaia di euro in prodotti industriali impacchettati in quintali di plastica e trasportati per mezza Europa sembra essere la scelta più ovvia (e più sicura).
Come abbiamo fatto a farci convincere che il cibo industriale sia la scelta migliore per un bambino? Perché compriamo decine di confezioni di frutta in crema quando possiamo semplicemente grattugiare una mela?
Cosa ci è successo? Perché pensiamo di non essere in grado di nutrire naturalmente i nostri figli? Perché diamo più fiducia ad una confezione di merendine industriali create da esperti di marketing che a noi stesse e alla nostra capacità di spalmare un po’ di marmellata su una fetta di pane?
Ormai sapete che su BabyGreen non trovate posizioni estreme: avere un paio di omogeneizzati in casa secondo me è utile per le emergenze, per i viaggi, per altri possibili situazioni. Però omogeneizzati, baby formaggini, fruttoli, merendine, sofficini e simili non possono essere il cibo esclusivo di un bambino: sia perché non sono sani, sia perché la natura ha inventato prodotti molto più buoni.
Se questo argomento sta a cuore anche a voi, vi stra-consiglio un libro che è uscito da poco e che mi è piaciuto molto: Non aprite quella pappa (ed. Altreconomia)
L’autrice, Laura Bruzzaniti, ci spiega tutti i meccanismi del mondo del baby food, un gigantesco business riservato a poche multinazionali e ci apre gli occhi sull’invasione di pubblicità rivolta ai nostri figli (sapete cosa sono i Big Four?).
Ma non solo: il libro ci insegna a diventare consumatori più consapevoli: a riconoscere al volo gli ingredienti “nemici” presenti nel cibo industriale, a leggere (davvero) le etichette, a non cadere in tranelli pensati proprio per noi e i nostri figli.
Questo è un libro da leggere e da consultare spesso.
Buona lettura!
- Non aprite quella pappa. Manuale di autodifesa per genitori e bimbi, di Laura Bruzzaniti
- casa editrice Altreconomia
Cristina
Brava come al solito Raffaella! Un bel libro, l’ho iniziato anche io.
Sulla capacità di crescere bambini critici e consapevoli (Pro a di tutto dobbiamo esserlo noi) ho finito ieri “Bebè a costo zero crescono”, secondo col testo sopra dorma un buon duo di partenza!
E lo scrive una mamma che invece ha fatto abuso, specie per la prima figlia, di prodotti industriali. Non è mai troppo tardi per cambiare e dare una direzione più etica, sostenibile e green al proprio stile familiare!
Come sempre grazie!
Raffaella-mamma (quasi) green
Verissimo: non è mai troppo tardi per cambiare e per migliorare!