“Mio figlio non mi ascolta“
Qualche tempo fa ho condiviso su Facebook un bellissimo post scritto in inglese da Simone Davies di The Montessori Notebook che è stato letto e condiviso decine di volte.
Molte persone però mi hanno scritto per chiedere la traduzione in italiano. Visto il forte interesse e l’utilità dell’articolo ho scritto a Simone Davies per chiederle il permesso di tradurre il suo post e lei ha accettato con entusiasmo.
Simone è un’educatrice Montessori (con certificazione AMI) da oltre 10 anni, ed è mamma di due studenti Montessori. Ad Amsterdam organizza corsi e playgroups con genitori e bimbi alla Jacaranda Tree Montessori.
Vi ho già parlato di lei in questo post in cui fornisce utilissimi consigli su come organizzare la casa in 5 step secondo il metodo Montessori.
Il post di Simone Davies tratta un problema che riguarda molti genitori: “mio figlio non mi ascolta“. Ecco allora 10 tips di ispirazione montessoriana per provare a cambiare le cose.
Tuo figlio non ascolta? Ecco il libro che devi avere!
Prima di proseguire ti consiglio di leggere questo libro: “COME PARLARE PERCHÉ I BAMBINI TI ASCOLTINO & COME ASCOLTARE PERCHÉ TI PARLINO“. Questo libro non può mancare nella libreria di un genitore (ma anche di un educatore). Mi ha cambiato la visione su moltissimo aspetti del mio rapporto con mia figlia e mi ha aiutata a risolvere alcuni momenti potenzialmente difficili, che invece si sono “sciolti” facilmente grazie all’approccio così intelligente di questo libro.
“Mio figlio non mi ascolta“: 10 consigli Montessori
di Simone Davies
#1 Mostra, invece di dire
Ho visto un video che insegna a fotografare: suggerisce di muoversi e di non affidarsi solo allo zoom per ottenere una foto migliore. Lo stesso vale con i bambini. Anziché dare istruzioni, meglio alzarsi e mostrare al bambino come fare una cosa. Questo richiede uno sforzo maggiore inizialmente, ma i bambini imparano in fretta.
Esempio pratico (testo nell’immagine #1): anziché dire “quello va nel cestino”, alziamoci, andiamo accanto al cestino, indichiamolo e gentilmente diciamo: “questo va nel cestino”. Un po’ di lavoro in più adesso, per risultati migliori in futuro.
#2. Una sola parola
Questo mi piace molto! Invece di tormentarlo, proviamo a usare una sola parola, lasciando che lui/lei elabori e capisca il resto della frase. Ottima soluzione per i bambini che non amano sentirsi dire cosa fare.
Esempio pratico (testo nell’immagine #2): anziché diventare ripetitivi, cerchiamo la loro attenzione e poi diciamo gentilmente una sola parola, ad esempio “Scarpe”. Lasciamo che loro pensino da soli al resto, cioè a cosa devono fare.
Questa soluzione può funzionare anche per loro! Mio figlio una volta mi ha detto: “stringa”. Ho abbassato lo sguardo e mi sono accorta di essere in piedi sulla stringa della scarpa che stava cercando di allacciare. Un modo simpatico per segnalarmelo invece di roteare gli occhi verso di me dicendo: “Mamma sei in piedi sul mio laccio delle scarpe. Come faccio a prepararmi?”.
#3 Scrivere una nota (anche se non leggono ancora)
Questo suggerimento (come il # 2) proviene da un libro che ha cambiato il mio modo di essere genitore, “Come parlare perché i bambini ti ascoltino & come ascoltare perché ti parlino” di Faber & Mazlich.
Non è necessario coprire la casa di messaggi, ma se ci troviamo a dire spesso “no” per la stessa questione, proviamo a lasciare un post-it.
Ho visto persone mettere un post-it sul tavolo con scritto “No climbing” (non arrampicarsi), oppure in un corridoio dove i vicini si lamentano perché i bambini corrono, una nota che ricorda di camminare “in punta di piedi” oppure su un armadio di vetro una nota che indica “Fragile – toccare delicatamente.”
Utilizzo questo metodo anche per aiutare i bambini a sentirsi più ascoltati. Per esempio, se un bambino non vuole lasciare l’aula alla fine della giornata, gli chiedo se vuole che io scriva una nota da ricordare per la prossima volta. Poi scrivo, ad esempio, “didò” e gliela consegno da portare a casa. La nota gli conferma che ho ascoltato e che il messaggio è stato recepito.
Esempio pratico (testo nell’immagine #3): Attaccare un post-it sul forno caldo con scritto “scotta!”. Mostriamolo ai bambini dicendo: “C’è scritto che scotta”. Un messaggio scritto è molto efficace con i bambini.
#4 Ragiona su te stesso (“da dove viene questo”?)
Questo è un grande consiglio di Pamela Green, una delle mie Montessoriane preferite. Chiediamo a noi stessi da quale parte di noi stessi arriva la frase “Mio figlio non ascolta” e per quale motivo lo stiamo affermando.
Forse non ascolta perché non siamo “connessi” con loro e forse saltiamo alla conclusione che sia lui a non ascoltare… Spesso le domande che poniamo agli altri sono in realtà domande o riflessioni che dovremmo utilizzare verso noi stessi. Essere genitori può essere un viaggio spirituale!
#5 Dare tempo per elaborare
Quando mi fermo a contare a mente fino a 10, dopo aver fatto una richiesta ai miei figli, sono sempre colpita dal numero di volte in cui ho l’istinto di ripetermi. Per il momento riesco ad arrivare a 8 o 9 prima di vederli iniziare a rispondere. Senza ripetermi. È fantastico! Non sottovalutiamo il potere di lasciare loro un po’ di tempo per elaborare quello che diciamo.
#6 Essere divertenti
Così facile e così sottovalutato. I bambini adorano fare e dire sciocchezze. Uscire di casa o lasciare il parco potrebbe essere facilitato dal buon umore.
I miei figli spesso si divertono a rispondermi “10 minuti, pasticcieri” mentre si preparano per andare a scuola (imitando il cooking show Bake Off). In questo modo si divertono senza entrare in ansia.
(Testo nell’immagine #6): vi è mai capitato di non prendere le cose troppo sul serio e rendervi conto che vostro figlio non solo ha ascoltato bene ma si è anche divertito?
#7 Connettersi completamente
Connettersi. Aiutiamolo a calmarsi, mettendoci completamente in ascolto in modo adeguato all’età e a seconda del motivo. Ad esempio, cerchiamo di capire se è stanco, affamato, ha bisogno di muoversi, ecc, anziché dargli un iPad o offrirgli un biscotto. Una volta che la situazione si è calmata, possiamo tornare a parlare di cosa è successo.
#8 Dividere in fasi
Analizziamo la nostra richiesta e dividiamola in fasti gestibili. Piuttosto che “cerchiamo di riordinare la stanza”, il primo passo potrebbe essere, “cominciamo con il lego”. Stiamo chiedendo troppo ai nostri figli? Dividiamo in fasi.
(Testo nell’immagine #8): anziché “Prepariamoci per uscire” facciamo una richiesta alla volta: (1) giacca (2) scarpe (3) ecc.
#9 Collaborare anziché manipolare
Il numero 9 è un grande cambiamento che vale la pena provare. Si basa sul concetto di collaborare anziché ‘far fare’ in modo coercitivo. Non significa che decidono i bambini, ma che tutti possono soddisfare le proprie esigenze.
Immaginate un pomeriggio in cui il bambino vuole giocare e i genitori vogliono fare la spesa per la cena. Potremmo “corromperli” (“far fare”) dicendo che può andare al parco solo se si comporta bene al supermercato. Oppure possiamo fare un leggero cambiamento nel quale ognuno soddisfa i propri bisogni, pianificando insieme il pomeriggio (collaborare).
“A me piacerebbe prendere alcune cose al supermercato e a te piacerebbe andare al parco. Come possiamo organizzarci?”. Acconsente ad andare prima al supermercato, poi al parco. Il risultato è lo stesso, ma nel secondo caso, il bambino è coinvolto e quindi più disponibile a cooperare senza sentirsi manipolato.
Questo metodo comporta l’onestà e la cooperazione. Non è un cambiamento immediato, ci vuole tempo. Ma i bambini imparano che sono anch’essi membri importanti della famiglia.
(Testo nell’immagine #9): Spesso siamo guidati da quello che vogliamo che accada. Proviamo a spostare il focus su come possiamo soddisfare le esigenze di tutti.
#10 Può sentirmi?
Chiediamoci se può sentirci davvero. Non solo fisicamente, ma anche emotivamente. Spesso un cambiamento di approccio e del nostro modo di parlare può fare una grande differenza, così come il contatto visivo e/o fisico, le parole che usiamo, la struttura della frase. E molto spesso, ciò che chiediamo non è realistico, quindi, anche se ci sente, non può ascoltarci davvero!
Qualche esempio:
- anziché chiedere a un bambino di due anni “resta dove posso vederti “, chiediamo “resta dove tu puoi vedere me”
- invece di chiedere di fare una cosa mentre siamo di passaggio o magari in un’altra stanza, proviamo a chiamare per nome il bambino, dirigendoci verso di lui, in attesa di una conferma che ha sentito, poi chiedere.
- non chiedere a un adolescente di non fare tutto ciò che i suoi amici stanno facendo, ma suggerire di essere intelligenti anche quando si stanno facendo cose che sanno essere rischiose (Jennifer Turney McLaughlin, “essere intelligente anche quando sei stato stupido”)
- anziché chiedere a un bambino con ADHD e disturbi di elaborazione uditiva di restare seduto per un grande pranzo di famiglia, proviamo a muoverci verso di lui, chiedendogli di rimanere nelle vicinanze del tavolo
- quando chiedo a mio figlio qualcosa, e non sto ottenendo alcuna risposta, invece di entrare in ansia, ho imparato a chiedere “per favore conferma di aver sentito e capito”!
Tradotto e semplificato da My child won’t listen to me – 10 tips to turn things around, su concessione di Simone Davies, The Montessori Notebook (grazie!).
Cassandra
Grazie, come sempre.
Sto valutando la creazione di una mia agenda famigliare e, appena pronta, stamperò questi 10 suggerimenti da far seguire a tutta la famiglia. Devo dire che alcuni mi servono decisamente!
Raffaella-mamma (quasi) green
Che bella idea!
Anna
Raffaella che dirti? Grazie mille per questa bellissima ed utilissima traduzione. Ho citato il tuo post nella TOP OF THE POST di questa settimana(http://principessecolorate.it/top-of-the-post-2-2/#comment-690) perchè credo sia davvero degno di essere letto da tutte noi mamme! Grazie ancora
Raffaella-mamma (quasi) green
grazie!
tittid
fantastica come sempre! una sintesi di tutti i miei errori praticamente!!
Raffaella-mamma (quasi) green
Ma noi dai!! Sicuramente sei una bravissima mamma, questi sono piccoli consigli pratici per affrontare alcune situazioni! Ciao!
Laura Fava
Non sono ancora mamma, ma ogni tanto leggo i tuoi articoli. Sono fantastici.
Raffaella-mamma (quasi) green
Ma grazie!
sasha
bel post 🙂
aggiungerei (in area collaborativa e non asfissiante) di sostituire il classico “muoviti che è tardi” con “bisogna andare, è l’ora”. sembra poco, ma il messaggio è molto diverso!
Raffaella-mamma (quasi) green
Utilissimo!!!! Grazie Sasha
Giulia
Posso andare controcorrente? giuro che per un lungo periodo abbiamo seguito tutto questo, ho anche il libro. Non è servito a nulla. Non riusciamo a capirne il perché, siamo abbastanza acciliti
nonna Zoi
Sono una nonna, ma collaboro nell’educazione dei nipotini, 5 e 3 anni, maschietti scatenati 🙂 . Ho letto con interesse l’articolo, grazie mille! Avrei una domanda, e mi rivolgo a chi ha esperienza: Come possiamo fare a farci ascoltare senza urlare, quando i bimbi, correndo e giocando, rischiano di avvicinarsi troppo alla strada o comunque ad un pericolo immediato? Sono molto vivaci, non abbiamo particolari problemi nel farci ascoltare. L’unica crisi, che non riusciamo a gestire, sono i pericoli immediati. Abbiamo spiegato loro il pericolo della strada, attirando l’attenzione su come ci muoviamo noi; devo dire che sono bravissimi. Quando corrono e giocano, pero’, dimenticano tutto, sono veramente due cuccioli spericolati … qualche consiglio? Esperienze vissute? Grazie mille ! 🙂
Raffaella-mamma (quasi) green
Ciao nonna Zoi,
non ho esperienza simile perché mia figlia è di natura molto molto prudente. Quello che mi sento di consigliare è puntare ancora di più sul dialogo costruttivo e sull’esempio, evitando le “prediche” che non servono mai. Immagino che lo abbiate già fatto, ma prima o poi porterà risultati!
Ilaria Quattrocchi
Io ti ammiro
Sono vedova da 12 anni mio figlio ne a 11
Ilaria Quattrocchi
Ma non mi ascolta da un anno a sta parte…. non so se sono gli ormoni.. è cambiato…molto…ribelle fastidioso..non mi sono mai fatta una vita x lui…ma ora mi rendo conto che dopo 11 anni …mi manca una figura maschile ma non per me x lui
Raffaella-mamma (quasi) green
Ciao Ilaria,
mia figlia ora ha 12 anni e, come tuo figlio, sta vivendo un momento difficile: essere preadolescenti durante la pandemia è una vera sofferenza. Quindi anzitutto teniamo sempre a mente questo: stanno soffrendo.
Anche per me lo scorso anno è stato difficile, mia figlia si è improvvisamente “trasformata”, ai miei occhi era irriconoscibile. Ci sono stati scontri e tensioni. Ma ora le cose vanno molto meglio: da parte mia ho fatto un grande sforzo per cambiare linguaggio e atteggiamento. Le ho lasciato più spazio e non faccio mai domande troppo dirette (che portano solo a chiusure da parte sua) e questo la aiuta ad essere più aperta e serena. Io per lei ci sono sempre, ma come “consulente” non come “capo”. Ovviamente ogni ragazzo/a è diverso e ogni famiglia ha le sue dinamiche, inoltre la vostra esperienza è stata sicuramente difficile. Spero di averti dato almeno un piccolo spunto con questo post. Un abbraccio! Raffaella
chiara
grazie !!!
chiara
SIMONA BAGNOLI
MI PIACE MOLTO QUESTO BLOG,LE IDEE SONO BUONE , ANCHE IO VORREI PRENDERE MIO FIGLIO CON LE BUONE , EVITANDO URLI E PREDICHE , MA NON E’ SEMPRE FACILE.
Raffaella-mamma (quasi) green
Ciao Simona, prova a leggere questo libro: https://www.babygreen.it/2017/02/porre-limiti-ai-propri-figli-attraverso-ascolto-e-rispetto/
Ciao!
Simona
Ciao,ho una figlia di quasi 12 anni e spesso discutiamo per i suoi “no” oppure “ho capito” ma non fa quello che le si chiede. Ho sempre cercato di parlarle e spesso cerco di tornare bambina per capirla cercando di assecondarla nel possibile. Come posso gestire la sua aggressività quando nelle mie richieste senza perdere la pazienza. Grazie
Raffaella-mamma (quasi) green
Ciao Simona,
il libro che ho suggerito ha anche una versione per adolescenti…forse ti può essere utile!
Oltre a questo, ti suggerirei un mix di pazienza e strategia…
Un abbraccio
Raffaella
SIMONA
Ciao,spesso mi chiedo se sono una buona madre,mio figlio ha 2 anni e 8 mesi,è quasi ingestibile,vivace a tutte le ore,non mi ascolta,mi lancia giochi o qualsiasi cosa abbia fra le mani,mi da calci e schiaffi,se lo sgrido a modo suo mi risponde sgridandomi a sua volta,non mangia mai vuole solo latte con biscotti,il papà lavora sulle navi quindi lo vive poco 4 mesi l anno,cioè,per 4 mesi lavora e per due torna a casa,e cosi via…mi ritrovo a fargli da mamma e da papà,e soprattutto in questo periodo non so veramente come prenderlo…mi sento demoralizzata…