Ieri sono stata a BeNordic, un evento di tre giorni tutto dedicato agli stili di vita sostenibili dei paesi NordEuropei. Inutile dirvi che mi è venuta una voglia incredibile di trasferirmi subito a Copenhagen e vivere in bicicletta.
Il momento più interessante della giornata è stato l’incontro con Jessica Joelle Alexander, autrice americana (insieme alla psicologa Iben Sandahl) del libro Il metodo danese per crescere bambini felici ed essere genitori sereni, di cui avrete senz’altro già sentito parlare.
Il libro parte dal dato che da oltre 40 anni la Danimarca domina il World Happiness Report dell’Onu, ossia la classifica dei Paesi più felici.
Le felicità di questo popolo non è dovuta (o non solo) all’efficienza dei servizi locali e al tasso di ricchezza complessiva del Paese, ma al modo in cui genitori e figli si relazionano.
I genitori danesi a crescono bambini felici che poi diventano adulti felici. Il ciclo si ripete di generazione in generazione.
Durante l’incontro Jessica ha spiegato in sintesi le parole chiave della felicità danese, che possiamo sintetizzare utilizzando la parola PARENT come acronimo:
- P come Play (gioco): il gioco libero crea adulti più felici, più equilibrati, più resilienti.
- A come Authenticity (autenticità): la sincerità crea maggiore consapevolezza di sé. Onestà, autenticità e sincerità per formare una mentalità di crescita, rendendo i figli più forti.
- R come Reframing (ristrutturazione): la riformulazione di un’esperienza vissuta può cambiare la vita dei genitori e dei figli rendendola migliore.
- E come Empathy (Empatia): comprendere, interiorizzare e insegnare l’empatia sono cose fondamentali per creare bambini e adulti più felici.
- N come No Ultimatum (Nessun Ultimatum): evitare il braccio di ferro usando invece un approccio genitoriale più democratico aiuta i bambini ad avere più fiducia, più capacità di reagire ed a essere più felici.
- T come Togetherness and Hygge (Intimità e Hygge): una forte rete sociale è uno dei fattori più importanti per la nostra felicità in generale. Un’atmosfera accogliente (Hygge), piacevole, intima in cui si vive circonadati dall’affetto dei propri cari e che dà serenità interiore, aiutarci a fare un dono così importante ai nostri figli.
Per approfondire tutti i punti vi invito a leggere il libro, che sto leggendo anch’io e che trovo davvero interessante. Per quanto riguarda l’ultimo punto (togetherness e hygge), durante l’incontro l’autrice ha spiegato cosa significa questa parola danese (Hygge) così popolare negli ultimi mesi.
Hygge è una parola danese (pronunciare: huga) che rappresenta uno stile di vita, di intimità, di felicità, di serenità. Dobbiamo immaginarlo come una filosofia ma anche come un momento, una celebrazione della vita, con “un posto nel quale si possa entrare con la vostra famiglia, sentirsi coccolati e protetti, in un ambiente confortevole”.
Al termine dell’incontro ci è stato consegnato il “giuramento hygge“, che ogni membro di una famiglia o di un gruppo di amici può firmare come impegno a rispettare. Quello che segue è un esempio del giuramento hygge di una famiglia.
La cosa che mi piace molto è che nonostante “giuramento” sia una parola un po’ forte, in realtà contiene un invito a personalizzarlo per la propria famiglia.
Vivere Hygge
Promettiamo di aiutarci a vicenda come fossimo una squadra per creare un’atmosfera intima, serena e accogliente, in cui tutti si sentano al sicuro e nessuno senta il bisogno di alzare le difese.
Questo luogo speciale sarà hyggeliegere (intimo e accogliente) se tutti capiranno e si impegneranno a seguire le regole dell’hygge. Potrebbe essere una cena nel periodo natalizio con i parenti, ma anche un pranzo a 10 mani quando fuori è più freddo ma si vuole stare insieme. Un picnic al parco con i bambini d’estate, grigliata in primavera.
La cosa importante è che tutti sappiano quando sia il momento dell’hygge.
ll giuramento hygge è una cosa di cui bisogna pensare in anticipo, così che tutti i partecipanti che entreranno nel luogo dell’hygge ne capiscano le regole.
Così facendo, tutti potranno impegnarsi a promuovere l’intimità per amore dell’intera famiglia.
- Spegnere i telefonini e gli ipad
- Lasciamo qualunque problema fuori dalla porta. Ci sono altri momenti in cui concentrarci sui nostri guai
- Non lamentarci inutilmente
- Dare ognuno il suo contributo, così nessuno si ritrovi intrappolato a dover fare tutto il lavoro
- Accendere candele, se stiamo dentro casa
- Impegnarci consapevolmente ad apprezzare il cibo e le bevande
- Non sollevare argomenti controversi come la politica. Tutto ciò che crea contrasti o discussioni non è hyggeligt. Possiamo discutere di quelle cose in un altro momento
- Raccontare e ripetere storie divertenti, carine ed edificanti dell’uno e dell’altro famigliare riguardanti il passato
- Non vantarci troppo. Vantarsi troppo può creare una leggere divisione
- Non competere (pensate “noi” anziché “io”)
- Non parlar male degli altri né concentrarci sulle negatività
- Fare giochi a cui possa partecipare l’intero gruppo
- Impegnarci consapevolmente a provare gratitudine nei confronti di coloro che ci circondano e che ci amano
Qui potete trovare il giuramento hygge da stampare e far firmare per esempio ai vostri amici all’inizio di una cena.
Sui momenti e lo stile di vita hygge vi consiglio anche questo libro.
Daniela - Scuolainsoffitta
Qualche anno fa era di moda parlare del metodo Maman con cui le mamme francesi allevavano quei ragazzini felici che scalano le classifiche di matematica. Non discuto sulla validità dei consigli di cui si parla nel “metodo danese”, però è questa critica di fondo all’educazione italiana che un po’ mi dispiace. Presa a grandi linee anche l’educazione italiana ha i suoi meriti se ci sono tante persone che hanno successo. Un ripasso delle buone regole di vita è sempre utile, nonostante tutto.
Raffaella-mamma (quasi) green
Io non ci vedo una critica all’educazione italiana. Anzi sinceramente non saprei identificare una educazione all’italiana. Però credo molto nel confronto e mi piace l’idea di conoscere altre culture e trarre il meglio da tutte.
Manuela
Parlo per esperienza personale. Ho vissuto 4 mesi in Finlandia nel 2002 (penso che rientri tra i paesi del nord europa di cui si parla nel libro) per studiare all’università (in un centro universitario 300km a nord di Helsinki). Non ho trovato studenti finlandesi così “felici”. Altissimo tasso di alcolismo, utilizzato come unica via di socialità. Estrema riservatezza dei ragazzi in tema di amicizia e amore. Molta solitudine. Dai 17 anni quasi tutti escono di casa perché sussidiati dal governo e quindi in grado di pagarsi l’affitto (insieme a mille altre agevolazioni sui centri sportivi, mezzi di trasporto..ecc). Avevano istituito all’università una settimana dedicata all’Italia (con tanto di bandiere, film in bianco e nero, corsi di italiano..) perché innamorati della cultura e della lingua italiana. Mi ha stupito soprattutto l’idealizzazione delle famiglie italiane, del rapporto con i genitori e del fatto che NOI mangiamo insieme..Poi è vero che hanno un welfare che non è paragonabile al nostro (ricordo comunque che in tutta la Finlandia vivono 5,4 milioni di persone, in Italia 60..) ma leggere di dover seguire un metodo danese per essere una famiglia felice mi lascia basita. E questo non equivale ad affermare che come facciamo noi italiani non fa nessuno, badate bene. Un saluto
Raffaella-mamma (quasi) green
Ciao Manuela,
grazie per la tua riflessione. Questo post è una delle tante proposte che cerco di dare su questo sito per confrontarci e ragionare per migliorare la nostra vita, soprattutto come genitori. Non ho scritto da nessuna parte di “dover seguire un metodo danese” per essere felici. Se segui questo sito sai che è molto lontano da qualsiasi posizione estrema. Mi piace proporre idee affascinanti e interessanti, non è certo mia intenzione dire a voi come dovete vivere. In ogni caso credo sia opportuno precisare che Danimarca e Finlandia sono due paesi diversi, anche se vicini. Anche noi siamo assimilabili geograficamente a Francia o Spagna, ma abbiamo tante differenze. Ogni cultura hai i suoi punti di forza e le sue debolezze. Io amo cercare il meglio in chiunque.
Manuela
Guarda non era assolutamente una critica a te, che seguo sempre con interesse, era una riflessione ” a voce alta” visto che trovo ormai ovunque recensioni su questo libro, che a questo punto voglio leggere per curiosità!
Raffaella-mamma (quasi) green
Ciao Manuela, grazie per il tuo messaggio e…. buona lettura!!
Luciana
Sono sempre molto interessata ad ogni nuova esperienza condivisa che renda piacevoli scoperte o quanto meno nuove sane abitudini ma questa ondata ‘hygge’ la trovo una grande forzatura.
Quindi, lasciamo stare i problemi fuori casa perché c’è altro luogo o tempo per parlarne? Eddove? E QUANDO? Se non è la casa e la famiglia il “luogo” migliore per lasciarsi curare e guarire e parlare di ciò che ci impensierisce, allora, avremmo tutti quanti due indirizzi?
Il segreto della felicità – se così vogliamo chiamare il loro dichiarato stato d’animo – nordica sta nel diverso sistema paese in cui vivono da sempre. E stiamo attenti a pensare che ciò a cui loro chiamano felicità possa chiamarsi felicità anche qui!
E a dirla tutta, i famosi “bimbi felici” li ho visti anche in casette fatte di resti di legno e cartone in periferie sperdute di città caotiche, “casette” – si fa per dire – dove i problemi si respirano e si toccano con mano ad ogni momento eppure… eppure anche là ci può essere una famiglia amorevole che sa, a modo suo, assaporare il bello della vita ed insegnarlo/condividerlo crescendo figli felici.
Il giuramento “hygge” è la cosa più assurda che mi sia capitata di leggere ultimamente, un misto di buoni propositi, buoni consigli e luoghi comuni che fa preoccupare; perché se c’è davvero chi ne abbia bisogno, allora c’è da preoccuparsi molto di quei bimbi felici (che cresceranno adulti felici fuori dalla casa hygge?!) Mah!
Raffaella-mamma (quasi) green
Ciao Luciana,
anche a me, come a te, piace scoprire nuove idee e nuove esperienze. Per questo motivo ho scritto questo post. Il “giuramento”, per come l’ho interpretato io, è solo una forma di celebrazione della vita. Non dice che occorre tenere sempre i problemi fuori dalla porta e non affrontarli mai. Suggerisce di garantire a tutta la famiglia dei momenti di “togetherness” anche quando ci sono dei problemi. La forza per affrontare i problemi arriva anche dallo stare insieme e dal garantire empatia all’interno della famiglia. Molte famiglie non comunicano, molto famiglie comunicano solo in modo aggressivo o poco educato. Il suggerimento è a mio avviso proprio in questa direzione: stare insieme, garantire ai bambini empatia e comunicazione, sostegno e fiducia.