In collaborazione con HiPP
“Una cosa è parlare di sostenibilità, ma un’altra è abbracciarla ogni giorno
come responsabilità al centro dell’azione imprenditoriale”. È questa una delle frasi con cui si presenta l’azienda HiPP, leader in Europa per la produzione di alimenti biologici per la prima infanzia.
Ho scoperto HiPP nel 2009, all’inizio del mio percorso green e dello svezzamento di mia figlia: ho alternato omogeneizzati autoprodotti con quelli di HiPP. L’ho scelto non solo perché biologico, ma per altri due motivi. In quel momento HiPP era:
- il prodotto con meno ingredienti. L’omogeneizzato di pollo, ad esempio, conteneva solo pollo bio e acqua di cottura, mentre molti altri brand contenevano olio di girasole e/o altro
- l’unica azienda che pubblicava online le etichette degli ingredienti di ogni prodotto. Per una neomamma che vuole orientarsi in modo consapevole nell’alimentazione della prima infanzia, questo è stato decisivo.
Per questo motivo ho accettato molto volentieri di saperne di più sull’azienda HiPP e di partecipare al blogtour organizzato nella sua tenuta di Podagi, in Polonia. Al tour ha partecipato, per BabyGreen, Nunzia Vallozzi (come avete visto in queste Stories) che ha avuto modo di conoscere Mr. Hipp, di visitare con lui i terreni in cui si producono alcune delle materie prime utilizzate dall’azienda e di intervistarlo.
La filosofia della famiglia Hipp e dell’azienda si concentra sulla conservazione della natura, sul trattamento rispettoso delle risorse e sulla protezione della biodiversità.
I terreni di Podagi
L’azienda HiPP è nata negli anni ’50 (più sotto un po’ di storia) e nel 2003 ha convertito al biologico la fattoria di Podagi. Qui si producono segale, grano, avena, farro, patate e carote.
La base di lavoro è la rotazione delle colture: ogni anno, nello stesso campo, si pianta qualcosa di differente, perché ogni coltivazione prende e restituisce qualcosa di diverso dal suolo. Anche con l’aria c’è uno scambio: tutte le leguminose, ad esempio, sono in grado assorbire, attraverso le foglie, il carbonio dall’aria e trasformarlo in idrogeno.
I trifogli hanno un alto valore per il signor Hipp: quando raggiungono una certa altezza, diventano come un tappeto di ombrellini che copre le erbacce, le quali, non essendo raggiunte dai raggi del sole, muoiono. E questo è un ottimo metodo alternativo all’uso di spray diserbanti. Dal trifoglio, inoltre, si ottiene il foraggio. Dopo averlo tagliato, viene pressato e poi fermentato. È un ottimo nutriente in inverno per le mucche e le pecore perché ricco di proteine.
Nella fattoria HiPP l’erba non viene mai tagliata quando il sole è alto, come all’ora di pranzo, perché è il momento in cui le api volano. L’agricoltura tradizionale non se ne cura, ma l’organica sì, perché sa bene quanto sono importanti le api per il pianeta. Il signor Hipp ha spiegato che “se tagliassimo l’erba all’ora di pranzo, uccideremmo circa 24.000 api. Senza le api, il 70% del cibo del pianeta sparirebbe”.
Il concime viene organizzato in agglomerati non più alti di 1 metro e mezzo. Nell’agricoltura tradizionale si raggiungono invece altezze di 5 metri di concime. Ma questo tipo di concime non ha “vita” al suo interno, perché lo schiacciamento dato dall’eccessiva altezza non permette la circolazione d’aria.
Le spighe di grano HiPP sono molto stabili ed erette: questo fa sì che non tocchino mai terra e non vengano aggredite dai funghi. Nell’agricoltura tradizionale, invece le spighe sono appesantite dai fertilizzanti, quindi tendono a piegarsi, toccano terra e vengono raggiunte dai funghi, potando all’utilizzo di molteplici tipi di spray, tra i principali colpevoli dell’inquinamento dell’agricoltura tradizionale, usati di volta in volta per eliminare insetti, infestanti, funghi, etc.
Secondo la filosofia HiPP, l’agricoltura biologica lavora in partnership con la natura. Nei campi di Podagi, ad esempio, è emersa una nuova fonte d’acqua, che ha assunto via via le dimensioni di un laghetto. L’agricoltura tradizionale non avrebbe mai permesso la sua espansione, perché meno terreno avrebbe significato minor produzione e quindi meno introiti. Nell’agricoltura biologica, invece, c’è il massimo rispetto per le dinamiche naturali e viene considerato un elemento positivo per la biodiversità locale. Una sorgente d’acqua significa uccelli, insetti, un nuovo e rinnovato “living space”.
Quando tutto ha avuto inizio nella fattoria HiPP, c’erano circa 100 tipi di uccelli. Oggi ci sono oltre 200 tipi di uccelli, alcuni dei quali sono estinti in Germania. C’è anche una grande varietà di animali come: cinghiali, cervi, alci, volpi, procioni ecc. Questo ha un impatto positivo rilevante su tutto il sistema.
5 domande a Stefan Hipp
HiPP ha circa 8.000 fornitori biologici locali. Come riuscite a fare in modo che tutti rispettino i vostri requisiti sociali e ambientali?
Abbiamo sviluppato degli standard e un team di ingegneri molto formati che visitano costantemente i nostri fornitori per lavorare con loro, per supervisionare, consigliare e controllare.
Come riesce HiPP a produrre una quantità sufficiente di materia prima biologica senza l’uso di pesticidi?
Per prima cosa bisogna considerare la nostra forte esperienza e know how: abbiamo iniziato la conversione negli anni ’50 con mio Nonno, che voleva proporre ai bambini il cibo più sano e pulito possibile. Inoltre c’è un grandissimo lavoro di controllo sui semi e sul suolo e in ogni step di produzione. Puntiamo tutto sulla trasparenza dalla coltivazione al barattolo.
Quali sono i vostri piani attuali e futuri circa la riduzione del packaging?
Il primo obiettivo è di diventare totalmente plastic free entro il 2025. Stiamo anche lavorando con packaging riciclabile al 100% e stiamo collaborando con diversi istituti e università per sviluppare packaging vegetale e rinnovabile, siamo molto vicini al risultato. Il tutto sempre garantendo la sicurezza del prodotto: nessuna contaminazione tra contenitore e cibo.
Quale è la sua vision per il futuro dell’agricoltura? Saremo in grado di nutrire il mondo con l’agricoltura biologica?
Sono sicuro al 100% di sì. Sto lavorando tanto per convincere sempre più coltivatori a convertirsi al biologico. Abbiamo bisogno anche del supporto delle persone: scegliere bio e sostenere l’agricoltura biologica significa dare maggiore impulso a questo mercato e farlo crescere. Io sono convinto che un terreno sano porta cibo sano e persone sane (“healthy soil, healthy food, healthy people”).
Quale è la sua opinione sul mercato italiano relativamente alla sostenibilità e al biologico?
Il mercato italiano è cambiato molto, c’è molto movimento e molto fermento. Certo è ancora indietro rispetto alla Germania, dove questo cambiamento è iniziato prima, ma la sensibilità dei consumatori è sulla strada giusta, specialmente quella delle nuove generazioni, che sono più consapevoli riguarda ai problemi del cambiamento climatico e sono disposti ad impegnarsi per creare un futuro migliore per i loro figli.
Un pizzico di storia
La famiglia HiPP ha tramandato l’apprezzamento della natura e dell’artigianato di generazione in generazione. Alla fine del XIX secolo, nella sua pasticceria Pfaffenhofen, Joseph Hipp ebbe un’idea: poiché sua moglie stava avendo problemi ad allattare i suoi gemelli, provò a combinare fette biscottate e latte e a creare il primo cereale per bambini per i propri figli. Il successo della sua idea si diffuse rapidamente e questo fu il punto di partenza dell’azienda di famiglia. Il figlio di Joseph, Georg, fondò la propria azienda nel 1932 e sviluppò una nuova produzione di alimenti per bambini in scatola nel 1956. Allo stesso anno risale la prima coltura di materie prime per i prodotti HiPP cresciute in campi coltivati biologicamente.
Per saperne di più
- sito web: www.hipp.it
- Hipp & Sustainability: https://www.hipp.com/index.php?id=1484
- Report di sostenibilità HiPP (pdf da scaricare, molto interessante, in inglese).
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