
C’è un gesto quotidiano che accompagna ogni momento della vita, importante come l’aria che si respira: è bere acqua. Durante la gravidanza, e poi nei primi mesi di vita del bebè, questo gesto assume un valore ancora più profondo. L’acqua diventa nutrimento, protezione, energia: un’alleata preziosa per la mamma e per il suo bambino.
Dal pancione al primo sorso, l’acqua rappresenta il filo invisibile che unisce benessere e crescita.
Ma qual è l’acqua migliore da bere in queste fasi così delicate? E come scegliere con consapevolezza?
Gravidanza: quando l’acqua nutre e protegge
Durante la gestazione, l’organismo della donna cambia profondamente. Il fabbisogno d’acqua aumenta, perché il corpo deve sostenere non solo le proprie funzioni, ma anche quelle del piccolo in formazione.
L’acqua contribuisce alla produzione del liquido amniotico, al trasporto dei nutrienti, alla regolazione della temperatura corporea e alla prevenzione di disturbi comuni come stitichezza, infezioni urinarie e ritenzione idrica.
Secondo il Ministero della Salute, una donna in gravidanza dovrebbe bere almeno 2 litri di acqua al giorno, distribuendoli nell’arco della giornata, anche in assenza dello stimolo della sete.
Ma non tutta l’acqua è uguale! Per la futura mamma, è preferibile scegliere un’acqua oligominerale, con residuo fisso inferiore a 500 mg/l, povera di sodio e con un basso contenuto di nitrati (sotto i 10 mg/l).
Il primo sorso del bebè: quando l’acqua entra nella sua alimentazione
Nei primi sei mesi, un neonato non ha bisogno di bere acqua se è allattato al seno o con latte artificiale: il latte copre perfettamente tutti i suoi fabbisogni.
L’acqua entra in scena al momento dello svezzamento, quando i primi alimenti solidi iniziano a integrare la sua dieta.
A partire da quel momento, la scelta dell’acqua somministrata al bebè deve essere fatta in modo scrupoloso, verificando le qualità organolettiche della bevanda, scegliendo quella più leggera, povera di sali, priva di sostanze indesiderate e adatta a un metabolismo ancora immaturo.
Secondo i LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento per la popolazione italiana), il fabbisogno di acqua nei bambini dai 6 ai 12 mesi è di circa 800 ml al giorno, che include anche quella contenuta negli alimenti.
Per iniziare, è sufficiente offrire al bambino piccole quantità, magari in un biberon o in una tazza con beccuccio. Durante la pappa, un mezzo bicchiere è sufficiente, aumentando gradualmente le dosi nel tempo.
Anche in questo caso, preferire le acque oligominerali naturali con un buon apporto di calcio (oltre 150 mg/l) è utile alla crescita delle ossa. Per chi utilizza acqua del rubinetto, è importante conoscerne la composizione e accertarsi che possa andare bene.
Acqua del rubinetto, bottiglia o purificata? Quale scegliere?
In Italia, l’acqua del rubinetto è sottoposta a controlli severi e regolari. Tuttavia, la sua qualità può variare da zona a zona. In alcune aree, infatti, sono presenti elementi come cloro, metalli pesanti o PFAS, anche se in tracce e nei limiti di legge. L’acqua in bottiglia è controllata alla fonte e comoda da usare, ma implica trasporto, plastica e possibili contaminazioni da microplastiche.
Una soluzione pratica e sicura è la depurazione acqua domestica, che consente di migliorare l’acqua del rubinetto. I depuratori acqua eliminano le impurità che possono essere presenti nelle tubature. Attraverso tecnologie come l’osmosi inversa, rendono l’acqua più leggera, sicura e con un gusto più gradevole. Alcuni depuratori offrono la possibilità di regolare la quantità di sali minerali disciolti, rendendo l’acqua adatta alle esigenze di tutta la famiglia.
Bere acqua, per una mamma in attesa o un bebè in crescita, non è mai un gesto banale. È una forma semplice ma concreta di cura personale.
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